Un’indagine etnografica tra i pastori e gli allevatori: percezioni e conoscenze sulle misure di protezione del bestiame

Nell’ambito delle azioni preparatorie del progetto LIFEstockProtect, è stata realizzata una ricerca etnografica tra i pastori e gli allevatori delle aree di progetto, sotto il coordinamento di Eliante e con la partecipazione di molti partner.

La scelta di adottare misure di protezione del bestiame e le attitudini nei confronti dei grandi carnivori sono strettamente legate, fra le altre cose, alla cultura e alle percezioni delle persone, non solo su questi specifici temi, ma anche sulla natura in generale e sulla posizione che gli esseri umani occupano in essa. Per questo motivo, abbiamo deciso di realizzare una ricerca qualitativa su questi argomenti i cui risultati possano dare un contributo all’implementazione delle azioni di conservazione del progetto. Inoltre, poiché il progetto prevede la trasmissione di conoscenze e competenze per la disseminazione delle misure di protezione del bestiame, la comprensione delle modalità attraverso cui le persone costruiscono il proprio sapere e lo fanno circolare, e i modi in cui scelgono le proprie fonti di informazione, costituisce un elemento fondamentale per la buona riuscita del progetto.

Per la realizzazione della ricerca abbiamo scelto il metodo delle interviste semi-strutturate, che prevede che una persona esperta conduca l’intervista sulla base di un questionario già stabilito, lasciando però aperte le domande e concedendo una certa libertà all’intervistato nelle sue risposte.

I temi su cui si concentrava l’intervista erano:

  • Metodi di allevamento e pastorizia
  • Conoscenza e uso delle misure di prevenzione
  • Percezioni e conoscenze sul lupo
  • Percezioni sul futuro della pastorizia e dell’allevamento
  • Problemi che devono affrontare pastori e allevatori nello svolgimento del proprio lavoro
  • Formazione la circolazione delle conoscenze.

Sono state intervistate dieci persone in Austria (diverse regioni), dieci in Germania (Baviera) e dieci in Italia (Trentino e Alto Adige), dei trenta informatori, cinque erano donne. I possibili informatori sono stati indicati dai partner di progetto e le interviste si sono svolte nel corso della stagione di alpeggio 2021 presso le aziende agricole o gli alpeggi nei quali i pastori o gli allevatori lavoravano. Ogni intervista è stata registrata, trascritta, tradotta e codificata. Presentiamo qui alcuni dei risultati emersi dalla nostra ricerca.

Risultati

Il gruppo degli intervistati è molto eterogeneo e riflette la diversità di situazioni e di pratiche del mondo dell’allevamento: abbiamo intervistato pastori part-time, allevatori e pastori full time, persone che praticano l’allevamento per hobby. Alcuni di loro possiedono qualche migliaio di animali, altri alcune decine, in Austria e in Baviera molti degli intervistati sono produttori biologici.

Formazione e circolazione delle conoscenze

Agli intervistati è stato chiesto come avessero imparato a fare il proprio lavoro, e quali fossero le loro fonti di informazione principale. L’esperienza diretta sul campo, la pratica con gli animali e sul territorio è considerata la fonte fondamentale di conoscenza. Alcuni degli allevatori hanno ricevuto una formazione agraria o pastorale, ma l’esperienza, il tempo passato sul campo e con gli animali, (osservandoli, manipolandoli, prendendosi cura di loro) sono sempre la cosa più importante.

Un tema rilevante è quello della trasmissione delle conoscenze e del rapporto con altre figure professionali: le persone a cui è riconosciuta autorevolezza sono i colleghi oppure coloro che comunque passano molto tempo sul campo “sporcandosi gli scarponi”.

Opportunità e difficoltà delle misure di prevenzione del bestiame

Molti degli allevatori che hanno già adottato metodi di protezione, pensano che siano una misura necessaria per continuare a fare il proprio lavoro e un modo per prendersi cura degli animali da allevamento. L’adozione delle misure di protezione ha anche aspetti difficili: l’aumento del carico di lavoro e delle spese, e i problemi connessi alla gestione dei cani da protezione in luoghi particolarmente turistici.

Chi non ha ancora adottato questi metodi esprime spesso dei dubbi sulla loro efficacia, sull’aumento di spese e lavoro ad esse connesse, e sull’uso dei cani. Alcuni pensano anche che le recinzioni possano causare dei danni alla salute degli animali domestici e selvatici, e che i cani possano spaventare greggi che non sono abituate ad averli intorno. I corsi che saranno organizzati nell’ambito del progetto forniranno alle persone che lo desiderano tutte le conoscenze necessarie a mettere in pratica la protezione del bestiame in modo efficace e sicuro per gli animali. Gli esperti saranno in grado di rispondere a tutte le domande e i dubbi che potranno sorgere.

Cani da lavoro

I cani da lavoro (sia quelli da raduno che quelli da protezione) sono considerati da molti una componente fondamentale nel lavoro dei pastori.

Per scegliere un cucciolo da inserire nella loro azienda, i pastori di solito guardano come lavorano i genitori, e chiedono consiglio ad altri pastori o ad allevatori di cani da lavoro.

La maggior parte dei pastori e degli allevatori lavora sulle competenze innate dei cani, ma una piccola parte di addestramento è comunque necessaria, soprattutto per inibire comportamenti non desiderati.

I cani da protezione sono considerati uno strumento molto efficace nella protezione dai predatori, ma destano sempre qualche preoccupazione dovuta soprattutto alle loro interazioni con i turisti e gli escursionisti. Per questo è molto importante che anche questi ultimi rispettino alcune semplici regole di comportamento in presenza di questi animali.

Raccomandazioni per il progetto

L’indagine etnografica ha permesso al team che vi ha partecipato di formulare alcune raccomandazioni per le attività di conservazione del progetto, alcune delle quali possono risultare utili anche per progetti futuri. In particolare, per quanto riguarda la selezione dei formatori, abbiamo raccomandato di scegliere persone la cui autorevolezza è riconosciuta anche dagli allevatori e che abbiano una buona conoscenza del campo. Per quanto riguarda il coinvolgimento di cani nel lavoro di protezione e la loro certificazione, è importante coinvolgere anche pastori esperti nella creazione dei protocolli.

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